Sembrava che con la canzone di sotto fondo, “prendi la tua auto veloce, e continua a guidare”, non esisteva nessun semaforo rosso che poteva fermarla la decisione doveva.…. essere presa e il correre via era per raggiungere le scelte, ricordava come era veloce la corsa e le spalle contratte per tenerle stretta perché il volo era li ad aspettarla e la ragazza era stata scelta per il ristorante in cui lui andava spesso a mangiare in quella città di crocevia di sapori. Lei sentiva i sapori come pezzi di amore sparsi nell’aria. Prendere decisioni era quello a cui si stava allenando da tanto tempo e voleva farlo al meglio che poteva desiderare.
Il sole era entrato in quella caffetteria con gli arredi vintage le sedie azzurre con la struttura metallica e intrecciate con i fili turchesi di cieli ormai liberi; seduta sul divano color tabacco si stava sistemando le ultime cose nella borsa per i suoi appuntamenti e i fiori rossi sul tavolo di metallo verde le ricordavano che doveva ordinare le rose per l’ultimo cliente che doveva incontrare per parlare di quella collezione di orologi che voleva spedirgli a Londra. Tutto semplice in quel Caffè di Anversa in quel giorno di sole insolito per quel periodo di tardo autunno.
Il caffè l’aveva ormai bevuto e correndo per la strada lo vide velocemente di spalle nel ristorante non lontano di lì, aveva una maglietta azzurra e lui non poteva vederla neanche nel suo riflesso; così aspettò che uscisse e sentirsi addosso che ormai era innamorata di lui. Allora entrò e vedendo quel giocattolo rosso privo ormai di compagnia si accorse che era vicino al vetro, appoggiato alla vetrina del ristorante come un piccolo palcoscenico.
L’architettura di quel luogo era la trasparenza dello spazio che passava da una stanza all’altra senza separazione di funzione, potevi scivolare come una densa crema da un punto all’altro e sentivi che il posto era su un unico livello, ma anche separato, riuscivi a trovare cellule di spazio in cui potersi racchiudere senza isolarsi, rimanendo nel desiderio di gustare.
Il rilucente delle pareti dello spazio lo si otteneva nel non porre delle separazioni con gli oggetti di arredo, ma lasciando che i passi delle persone sul pavimento si muovessero in parallelo o trasversalmente rispetto alle pareti di vetro che direttamente davano nelle strada come se camminare fuori fosse anche il camminare nel locale. L’unico elemento che rispecchiando definiva dove si stava rispetto alla strada, era l’insegna stradale che come un cerchio sul fondo blù appariva come il suo salvagente. Stava crollando sapeva che l’amore per lui non bastava per tutte e due e quello che doveva fare era correre fuori e uscire subito dal ristorante e rincorrerlo prima che il verde del semaforo non avrebbe più bloccato la macchina di lui ferma all’incrocio.