La filosofia (in greco antico φιλοσοφία, traslitterato in philosophía,composto di φιλεῖν (phileîn), “amare”, e σοφία (sophía), “sapienza”, ossia “amore per la sapienza” è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull’uomo, indaga sul senso dell’essere e dell’esistenza umana, tenta di definire la natura e analizza le possibilità e i limiti della conoscenza.
Il bisogno di filosofare, secondo Aristotele – che segue in questo Platone nascerebbe dalla “meraviglia”, ovvero dal senso di stupore e di inquietudine sperimentata dall’uomo quando, soddisfatte le immediate necessità materiali, comincia ad interrogarsi sulla sua esistenza e sul suo rapporto con il mondo.
Questo libro potrebbe apparire come un saggio, come una raccolta d lezioni, un glossario filosofico o anche un flusso continuo senza fine sul colore. La materia non si estingue in questa lettura anzi si anima e come in una matrioska sei spinto a fluttuante, a entrare in infiniti scompartimenti di una biblioteca vasta sul colore e altro.
Riprendendo l’analisi hegeliana sulla storia-filosofia, dobbiamo evidenziare un passaggio fondamentale che egli compie, dalla filosofia dell’essere a una filosofia del divenire.
Si può affrontare la filosofia solo dopo un lavoro a posteriori, dopo aver superato una conoscenza e dopo aver avuto un’esperienza, si contrappone al significato a priori che esprime una qual cosa prima dell’esperienza.
La fotografia quando è fatta per foto giornalismo determina spesso quello che altri arti, non riescono a rendere per intensità e verità; il fatto è manifestato nello scatto rappresentato.
Se ci sottraiamo all’ascolto della parola umana forse accettiamo il silenzio. Però se noi accogliamo il silenzio per creare un varco nel nostro percorso allora stiamo cercando di esplicare un ossimoro nell’azione.
Rendere corporeo attraverso la scrittura i sensi, significa essere capaci di sentire gli odori dei fiori sbocciati, o di assaporare il gusto del burro spalmato e di sentire il suono d’insetti che si risvegliano nelle campagne assolate dell’estate.
Quando lo spazio figurativo non è solo circoscrivibile nell’osservazione effimera di un’opera d’arte, allora possiamo definire che la sua situazione Spazio-Tempo ci apre nuove modalità di osservare l’opera d’arte e compiacere di questa visione?
In tanto abbandono architettonico, l’uomo perde la coesione con se stesso e entra nell’ illusione di distaccarsi dallo spazio circostante. La coscienza di se stessi è persa, lo spazio immenso che circonda la città è l’infinito.
Quando una rappresentazione è concreta per un concetto astratto, possiamo ancora parlare di fotografia?
La critica che muove Feuerbach alla religione cristiana è quello, di aver subordinato la figura dell’uomo rispetto a quella di Dio, questo perché l’uomo avverte continuamente la suo essere infinito e lo proietta nella religione.
