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Un po’ di colla e un filo che viaggia

Quando inizia un viaggio cosa ci si porta dietro?

Forse ogni viaggio ha oggetti diversi che si mettono nella valigia, ma sarebbe bello non dimenticare un po’ di colla e un filo colorato. Mettere passo dopo, passo e “riprendere” le immagini che sono passate davanti a vostri occhi, per fissarle su una stoffa o sulla carta, a voi la scelta. Anche una piccola bambina che non aveva compiuto due anni si mise in viaggio, forse la madre ha solo portato dietro la colla e il filo ? Il resto l’ha creato lei,  ogni pagina del suo libro “morbido” si è riempita.

E’ il caso, che  fa stare  gli oggetti su ogni pagina colorata del libro?

 

Paola Ricci ©Photo

Paola Ricci ©Photo

Tzara faceva poesia in un modo strano, egli racconta: “ Prendete un giornale, prendete un paio di forbici, scegliete nel giornale un articolo che abbia una lunghezza che voi desiderate dare alla vostra poesia. Ritagliate l’articolo, tagliate ancora con cura ogni parola che forma tale articolo e mettete tutte le parole in un sacchetto. Agitate dolcemente. Tirate fuori le parole una dopo l’altra disponendole nell’ordine con cui le estrarrete, copiatele coscienziosamente e la poesia vi rassomiglierà.” Questo succedeva all’epoca del Dadaismo, nel 1916, s’incominciò a capovolgere le azioni e le cose, quello che spesso fanno i bambini. Loro avevano lo spirito della provocazione e di liberarsi degli schemi stabiliti.

Come  anche Hans Arp, che si trovava nel suo atelier e mentre distruggeva dei suoi disegni e lì lasciò cadere sul pavimento. Quella casualità divenne la nuova “composizione”, il fato diventò il “fattore” appassionante e fu il “motore” per il manifesto del Dadaismo.

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Essere dadaisti insiemi ai bambini, è un viaggio che un adulto può compiere senza sapere ancora quale sarà la meta e se il viaggio s’interrompe. Fare della casualità l’azione delle immagini tagliate e incollate o cucite; stare nel “viaggio” perché quello sarà una narrazione temporale, che finisce solo quando si vorrà. Il fotomontaggio non è altro che sovvertire i piani, i rapporti dimensionali, quelli funzionali e gravitazionali. Max Ernst era provocatore e dando un contributo acuto alle forme che univa tra loro; in esse potevi leggere contemporaneamente più soggetti e più atmosfere. Lui ci diceva: “ Se le piume fanno il piumaggio, non è la colla che fa il collage”.

Max Ernst, Collage1920

Max Ernst, Collage1920

Max Ernst, Collage

Max Ernst, Collage

Questo  permette di accedere ad alti universi, non solo a quelli che percorriamo ogni giorno e il quotidiano può essere il trampolino per tuffarci dentro, spostando qualcosa che stava sul tavolino e metterlo “incollato” sul soffitto.

Si può anche uscire dalla casa e mentre si cammina e si parla al telefono, percorrere la strada poggiando le scarpe non sul marciapiede, ma su una folta chioma di donna che osserva dal basso verso l’alto il giardino che sta in cielo, intanto che il cane va incontro al professore che è stato sotterrato per metà nel vostro giardino tra i fiori bassi. Le scie di quei capelli diventano le strade su cui camminare e la proporzione ci lascia “inventare” quello che forse non avverrà, ma ci lascerà spostare ciò che vogliamo sulla carta e nei sensi “attivi”.

I bambini compiono lo stesso viaggio mentale basta lasciare disposti liberamente colori forme colla e filo e il tutto diventa quel taccuino di disegni che gli adulti si portano in viaggio.

 

Collage Marta

Collage Marta

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