Forse si fa prima a dire cosa non ha fatto Leonardo che quello che fece nella sua vita. La sua prima opera fu un disegno ora presente al Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi, di un paesaggio, “Paesaggio col fiume”; l’osservazione della natura e della sua realtà per raggiungere la descrizione autentica del mondo è la caratteristica costante del lavoro di Leonardo. Solo il paesaggio poteva per lui manifestare come l’aria appaia più densa vicino alla terra e più trasparente quando si sale in altezza: «Adunque tu, pittore, quando fai le montagne, fa’ che di colle in colle sempre le bassezze sieno più chiare che le altezze, e quanto vòi fare più lontana l’una dall’altra, fa’ le bassezze più chiare; e quanto più si leverà in alto, più mostrerà la verità della forma e del colore» (manoscritto A, risalente al 1492 circa, foglio 98 recto).
Questa descrizione è applicato in pittura come prospettiva aerea. Parla, in modo simile, Goethe della ombreggiatura nel suo trattato sul Colore, come lo sfumare in maggiore e minore chiarezza è presente nella prospettiva aerea. Lo sfumato fu la tecnica che usò frequentemente Leonardo; è quella che gli permise di lasciare delle parti importanti di un quadro volutamente indefinite, immergendole in una penombra di “atmosfera”. Poi diventò lo sfumato leonardesco, un metodo ripreso da altri pittori come il Perugino. In Leonardo i primi esperimenti di sfumato furono nei sfondi dei quadri, dove le nuvole le montagne e i vapori dell’aria si andavano a contemplare; dopo in seguito questa tecnica verrà applicata anche sui volti dei personaggi rappresentati.In questo disegno il diradare delle forme della natura, come le montagne e il terreno coltivato, si raggiunge col affievolirsi dell’intensità del segno, gli alberi sembrano ondeggiare con le loro fronde nell’aria, per i segni che sono distanziati lasciano vedere la superficie della carta. Questo disegno mi ricorda molto i dipinti cinesi della dinastia Ming che utilizzava la prospettiva aerea per mostrare la recessione dello spazio.