Siamo sulla scena di un crimine avvenuto o in una scena di un film ? Quello che salta all’occhio e l’azzurro intenso dell’acqua in cui galleggia un corpo con il volto rivolto verso …il fondo della piscina e tutti attorno continuano a muoversi indifferenti, per il fatto che per loro “non sussiste” quello che è accaduto.
Sicuramente quello è un corpo “finto”? Ma quello che ci interessa è soltanto “fotografare” quel “fuori luogo” ?
Il crimine è stato perpetuato e non si può tornare indietro anche se qualcuno si domanda se è stato un suicidio. Quelli che girano attorno alla piscina stanno indagando sul crimine o saranno parte dell’opera rappresentata?
Siamo alla Biennale di Venezia del 2009 e fuori dal padiglione di Danimarca e dei paesi scandinavi, Svezia Finlandia e Norvegia.
La fotografia, eseguita in questo contesto, è l’essere pregnante come quello che Barthes, nel saggio “La camera bianca”, parla della presenza di questi tre aspetti:
- L’operator ovvero l’operatore, colui che fa la foto.
- Lo spectator ossia il fruitore, lo spettatore.
- Lo spectrum vale a dire il soggetto immortalato.
Noi che guardiamo questo evento siamo dei fruitori dei fruitori, possiamo immortalarci con questo scatto dove il paradosso ci attira e ci dimentichiamo che siamo “sulla scena” di un’opera d’arte o di un delitto. Quello che è concreto è comunque il “rappresentare” una morte, ma direi meglio rappresentare gli invitati che guardano una morte e la sua apparenza crea quel corto circuito che l’artista voleva raggiungere.
Come ci poniamo in questa epoca, nel 2016 nel guardare la morte o colui che viene ucciso in un crimine?
Non si può dare un opinione o una risposta esaustiva davanti ad un quesito così vasto e ineluttabilmente concreto, possiamo certamente dire che la sacralità rigenerativa di questo evento è stato occultato con la ripetizione ridondante di immagini che i media ci gettano sui nostri occhi. Così solo un’arte concettuale nella sua trasgressione ci può smuovere e portare nel dubbio di come vediamo la morte. Magritte ha sviluppato nel dubbio la metafora della vita; ha capovolto le dimensioni alimentando con efficacia la perplessità delle situazioni e forse anche lui come artista riesce a dare possibili risposte che già si erano proiettate nel suo futuro che è il nostro presente ora.