Arte, Fotografia
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De-flazione

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L’evento artistico è da un progetto

di studio tra la scienza naturale

e l’arte nel suo divenire.  

Letizia Ragaglia afferma: “La critica d’arte americana rileva anche l’importanza dell’happening e della performance degli anni Sessanta per questa nuova caratteristica di “teatralità” della scultura; prescindendo da analisi troppo specifiche, è sufficiente in questo ambito porre l’attenzione sulla crescente importanza di un’arte plastica che è il risultato di un’esperienza dell’autore e al contempo stimolo ad un’esperienza dello spettatore di carattere non razionale e prelogico.”.

 

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Segni
Foto analogica e ritocco
Paola Ricci©Photo

L’approdo al quotidiano passa, attraverso l’ arte, i movimenti non autorefernziali, ma l’incedere verso percorsi mentali e metaforici che si creano nell’atto di fare artistico.

La linea è il filo della parola nella scrittura, rappresenta gli interstizi umorali di mappe cosmiche dove l’infinitamente piccolo è anche lo sconfinato universo. Vi è  spesso un perturbante desiderio di essere dentro al biancore, dove si stagliano le linee.

 

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De-flazione
Disegno e foto Paola Ricci©photo

Il titolo  è l’incontro di parole che suonano come avamposti dell’opera che si può compiere e la parola è formata da DE: inteso come movimento dall’alto in basso (come: degradare, declinare) e come si guardano gli alberi quando li incontriamo. Poi pervade un atto, DEFLORAZIONE (cogliere, togliere (de-) il fiore), vi frappongo il verbo DEFLAGRARE che in senso geologico esprime il disgregarsi, in modo violento, delle rocce desertiche che subiscono violenti sbalzi di temperatura dal giorno alla notte, insieme a FLAGRARE: ardere, avvampare, spec. fig. “non sente quand’io flagro –Petrarca. Per poi approdare all’azione nella sua interezza, DEFLAZIONE, che deriva dal latino ‘defilare’ ‘soffiare’ (flare) via (de-) e che in senso geologico s’intende asportazione da parte del vento di granuli sabbiosi formatasi per disgregazione di rocce.

 

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Muro
Paola Ricci©Photo

Si racchiude l’opera che guarda la scienza dell’ambiente, l’incedere delle associazioni nella conoscenza del sé e la ricerca e il dubbio nella conoscenza scientifica. Dove l’opera non acquisisce un valore autoreferenziale, che non è più un totem, ma rappresenta la centralità di una vita, di un individuo, nel quale ci si può ritrovare. Costruendo l’opera che tocca contatti invisibili e che si dispiega in percorsi diversi tra, ma che nel percorrerli danno vita al spregiudicato senso del sé.

L’albero è corpo che elabora strutture e aperture date dalla crescita, creando aperture di membrane connesse alla sfericità del tronco.

Il tronco è corpo che si eleva dal basso verso l’alto (de-), e il suo prendere forma e struttura innata del suo essere tale, ma anche del suo essere in contatto con l’esterno che lo circonda.

Gli alberi, si elevano in contatto con l’esterno.

 

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Tigli
Fotografia analogica e post produzione
Paola Ricci©Photo

 

Il TIGLIO e L’ULIVO sono due alberi diversi che si trovano a vivere in distanza territoriale tra loro, mentre il tiglio predilige i territori delle Alpi e non secchi l’ulivo vive in terra anche secca e collinare e di pianura. Il TIGLIO e L’ULIVO sono due alberi diversi che si trovano a vivere in distanza territoriale tra loro, mentre il tiglio predilige i territori delle Alpi e non secchi l’ulivo vive in terra anche secca e collinare e di pianura. La distanza porta al cambiamento e il percorrere spazi per raggiungere due alberi diversi porta a sviluppare conoscenze nuove.

 

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De-flazione
Paola Ricci©Photo

L’immagine fotografica d’alberi compone la metafora della ferita ancora nel divenire, nella ‘deflorazione’ compiuta senza ‘flagrare’; avvengono degli spostamenti negli eventi dei corpi ma quando l’evento si compie il corpo, che si presenta fermo, diventa un fermo immagine cinematografico all’interno dei movimenti degli eventi.

 

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Tigli
Foto analogica e post produzione
Paola Ricci©Photo

Quando entriamo in contatto con altri corpi simili come metafore, l’uomo elabora alcuni passaggi, come percepire fortemente solo il proprio corpo come una sorta di supremazia sull’altro, ma questo porta alla perdita di un ‘contatto corporeo’ è con se il corpo sente la carne solo col pensiero; oppure perde il proprio contatto corporeo, e l‘altro’ corpo metaforico fa emergere il corporale come un ancestrale ricordo. Questo corpo ‘arboreo’ è il corpo metaforico che se lo incontra può dar vita a quello ancestrale dimenticato, che è sempre stagliato sulla nostra pelle ma abbandonato e che lasciamo che avvenga anche a chi generiamo nella deflorazione.

Questi eventi-corporei sono ferma- immagini che scorrono nel turbinio del quotidiano passivo dove l’albero eretto è incipiente nel nostro procedere e si modifica, si evolve lasciando che gli eventi avvengano come accoglimento corporale e non come pensiero deduttivo.

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