Il fiume specchio
Scorre liscio nel suo viaggio
qui una crespa, là un brillio,
ghiaia chiara nel passaggio
di quel liscio sfavillio.
Fiori a galla, pesciolini,
pozze chiare come l’aria,
come sognano i bambini
quella vita straordinaria!
Noi vediamo il nostro viso
galleggiare su quel velo,
poi scendere improvviso
giù nel fondo, giù nel gelo,
finché un gorgo, un venticello,
una tortora, una trota
si dilata a mulinello,
e si offusca, e poi ruota.
Un cerchio segue uno conduce,
sotto intanto è buio fondo
come quando con la luce
mamma spegne tutto il mondo.
Ma non c’è da preoccuparsi,
dopo la pioggia torna il sereno,
di nuovo i cerchi sono scomparsi
e il fiume scorre ancora liscio e pieno
Robert Louis Stevenson
“Guardate lì qualcosa scorre liscio e sta facendo un lungo viaggio, ma cosa è?” chiese la maestra alla sua classe.
“Un fiume oh!” rispose un bambino.
“Io vedo dell’acqua scorrere ma si può dire anche è un fiume che scorre?” chiese un altro bambino.
“Certo, che si può dire poi il fiume deriva proprio da ‘fluire’, è latino una lingua tanto antica, che significa proprio scorrere, ma scorrere cosa vuol dire?”
“Che si muove lungo un percorso tracciato” provò a rispondere una bambina.
“E chi l’ha tracciato?” chiese ancora la maestra.
“Io penso che sia lui stesso che ha scavato nella terra e ha lasciato la traccia”.
La maestra incominciò a proporre un lavoro alla classe: “La parola ‘traccia’, mi fa venire voglia di provare con diversi strumenti a lasciare anch’io un segno, per esempio con una forchetta, un pettine un cucchiaio, una piccola spugna il mio dito stesso; oppure mi viene in mente un lavoro che faceva Bruno Munari usando l’acqua stessa per tracciare e disegnare qualcosa; accartocciava un pezzo di carta e poi lo riapriva distendendolo e inclinandolo un po’, perché lui diceva che questo ricordava il paesaggio montuoso e collinare. Poi faceva scivolare l’acqua colorata su quel pezzo di carta che lasciava una traccia molto simile ad un fiume, perché si incunea e si allunga e si frastaglia come un fiume. Dovete sapere bambini che lui è un artista che ha giocato molto da adulto con i bambini suoi e quelli che incontrava nelle scuole”.
“Continuiamo a seguire il fiume e sembra tutto liscio” sorrise la maestra.
“Perché lei pensa che potrebbe essere ruvida l’acqua?” chiese la bambina del primo banco.
“L’acqua non è ruvida ma potrebbe diventarlo se trovasse degli ostacoli, a questo proposito mi viene in mente un disegno di Paul Klee in cui la linea si attorcigliava o meglio si schiacciava e si distendeva come un elastico perché nel suo andamento orizzontale incontrava degli ostacoli verticali indicati da linee, e guarda caso il disegno s’intitolava “Movimento delle chiuse”, è un disegno a penna su carta del 1929”.
“Sembra quindi che facendo le rughe alla linea essa s’increspa?”
“A me viene in mente maestra che Van Gogh fece le rughe all’acqua in un quadro dove c’erano delle barche da pesca nel mare nel quadro intitolato “Barche da pesca nel mare” del 1888, e nei suoi schizzi la linea s’ingrossava si arrotolava diventava quasi punto, cambiava così tanto che sembravano infinite le possibilità per fare una linea”.
“Ma ora succede un’altra cosa strana, bambini, il liscio diventa anche sfavillante, in altre parole come le faville del sole nel cielo. Perché nell’acqua la luce, incontrando la ghiaia del fondo del fiume, fa ‘faville’” e nel dire questo s’illuminarono gli occhi della maestra, che pensava al quadro famoso di Van Gogh “La notte stellata” del 1889, dove il cielo sembra più un fiume con le stelle, che si trasformano in cerchi concentrici di pennellate gialle su un fondale blu e il movimento rotatorio sfavilla nel cielo attraverso le pennellate arrotolate che come onde sembrano dell’acqua nel cielo.
“Ma ci sono i pesci in questo fiume?” chiese un bambino.
Continua.
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