Il nome potrebbe indurre a non mangiare questo ingrediente che era definito, una “mela non sana”, proprio perché non commestibile da cruda ?
L’origine della melanzana è discordante perché in alcuni documenti si parla dell’India e altri parlano di coltivazioni nell’area del sud-est asiatico sin dalla preistoria.
La pianta di questo ingrediente è eretta con fiori solitari di un lieve e brillante color violetto, che si staglia tra le folte e grandi foglie della pianta ed è quasi difficilmente individuabile.
Uno dei primi scritti che cita questa pianta è scritto da un antico agricoltore cinese, di nome Qimin Yaoshu, nel suo libro del 533, in cui parla di ricette, agronomia e coltivazione.
Un libro inglese del botanico John Gerarde descrive così nel 1597 la pianta della melanzana:
“This plant groweth in Egypt almost everywhere… bringing forth fruit of the bigness of a great cucumber…. We have had the same in our London gardens, where it hath borne flowers, but the winter approaching before the time of ripening, it perished: nothwithstanding it came to bear fruit of the bigness of a goose egg one extraordinary temperate year… but never to the full ripeness.”
Gli arabi la chiamano al badinjian, qualcosa che somiglia a “uovo del diavolo”. La sua forma che sembra un uovo allungato e ingigantito dal colore scuro come un nero, dai riflessi blu o rossi come la luce lo illumina, presenta anche le varietà screziate di bianco fino a raggiungere il bianco assoluto. In antichità veniva conservata in salamoia con spezie piccanti.
Se fosse partita subito, quella notte, non avrebbe visto più la sua terra. Sarah partiva lasciando lontano i suoi pensieri e suoi rancori e lasciarli vagare in quel cielo blu nero, dove ormai l’oscurità della notte era padrona delle acque. La duchessa era una donna influente e di grande abilità intellettuale, ma quello che non riusciva a influenzare era i suoi sentimenti.
Vagare in quella notte fu solo per cercare di restare ancorata al suo desiderio che le sfuggiva di mente e di bocca. Riuscendo ad allietare, col suo fascino e la sua risata, gli uomini di corte, ora vedeva il vento leggero che muoveva le acque del fiume nella sua tenuta e lasciava che si muovessero anche i suoi capelli sulle sue spalle.
Ritornò a tarda notte nel Palazzo e si diresse nella cucina, attirata da una fievole luce rimasta accesa di candele sul tavolo. Quello che vide erano tutti gli ingredienti e alimenti che i cuochi stavano preparando per il banchetto del giorno dopo.
La luce calda delle candele andava a rischiarare una superficie tonda e lucida che cangiava lentamente come ombre traslucide tra il nero il blu cobalto e il viola intenso. Da quella luce, quel colore fu attirata e quando tocco con le dita la superficie fresca e liscia di quell’ortaggio, capì che il suo piacere aveva perso la lucentezza della penombra, il fascino manifestato per forza annulla la bellezza del sentire cosa realmente vuoi amare. Il giorno dopo tornò in cucina e il capo cuoco, stava affettando quei morbidi e tesi ortaggi, le melanzane che adornavano i cesti intravisti la notte precedente, allora Sarah riconobbe nella bellezza delle rotondità nera e lucente blu il suo desiderio.