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Shilpa Gupta / Biennale di Venezia 2019

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Shilpa Gupta è presente nel padiglione centrale dei Giardini a Venezia con un ‘opera installata che si chiama “Untitled” del 2009 e all’Arsenale con un’altra opera .

Come è indicato nella presentazione, il lavoro ai giardini è composto da un cancello che oscilla da una parte all’altra del muro, rompendo il muro.

L’opera è quindi l’insieme di elementi definibili con dei nomi riconoscibili che poi vengono posti insieme, diventano “qualcos’altro”; è rappresentato il movimento che determina la configurazione formale.

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Shilpa Gupta, Untitled 2009 , 58.Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting Times, Paola Ricci©Photo
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Shilpa Gupta, Untitled 2009 , 58.Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting Times, Paola Ricci©Photo

In questo caso il lavoro assume un rafforzamento duplice , quella formale e quella del movimento, anche se è meccanico appare come una documentazione di una sensazione opprimente, ma evidente nella esplicazione . Qualcosa come immagine e forma assume movimento; se gli si vuole dare una traduzione formale al tema di questa Biennale di Venezia, allora siamo nel campo della “frizione” tra azione e conseguenza che si auto distruggono nel tempo, oppure che uno possa esercitare maggiore forza su un altro. 

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Shilpa Gupta, Untitled 2009 , 58.Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting Times, Paola Ricci©Photo

Sono gli Stati-Nazioni che si controllano e si schiacciano a vicenda, quello che Shilpa Gupta vuole esplicare opprimendo o isolando le “forme” su superfici che si abbattono. Il movimento in questo lavoro è sonoro e forte e aggressivo e se qualcun si frappone ne rimane colpito con conseguenze. Gupta paragona la strana forma centrale sulla griglia di metallo alla linea di confine di un territorio, ma anche ad un “buco nel cervello”.

Quel cancello assume allora una forma antropomorfica ?

Siamo circondati da macchine che non sappiamo più regolare e che regoleranno qualcosa prima di noi?

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Shilpa Gupta, For, in your tongue, I cannot fit 2017 2018 , 58.Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting Times, Paola Ricci©Photo

Untitled è un lavoro, che è stato realizzato, in un tempo precedente alla Biennale, è del 2009, ben 10 anni prima. Ha realizzato qualcosa che precede il pensiero centrale del curatore della Biennale. Lo stesso vale per l’altro lavoro, l’installazione, che è presente all’Arsenale che è del 2017-2018,  intitolata “For, in your tongue, I cannot fit”.

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Shilpa Gupta, For, in your tongue, I cannot fit 2017 2018, 58. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, May You Live In Interesting Times, Paola Ricci©Photo

Ci sono 100 microfoni, del testo stampato e strutture in metallo poste sul pavimento. I microfoni sono sospesi, come animali calati dal soffitto in un’atmosfera oscurata e avvolgente e si confondono nello spazio, mentre le aste appuntite tengono infilati piccoli scritti anch’essi sospesi. Si recita poemi, suonano le parole che diventano lirica, tra musica e il bisbiglio come il lieve coro. I testi sono di persone che sono state imprigionate per la loro “poetica” e per politica. Sono schierati in formazione le aste, che tengono i fogli  come uno schieramento non libero, la lettura è fatta in diverse lingue  creando una polifonia di litania

Il titolo dell’opera s’ispira al poeta di nome Imadaddin Nasimi, poeta turco di lingua azera vissuto tra la metà del XIV secolo e i primi anni del XV.

Lo spettatore arriva nella sala trovandosi la “formazione” su un lato e la scelta e di porsi difronte, per avere una visione d’insieme, oppure fluttuare come corpo tra le diverse aste poste. Guarda nella penombra il testo scritto, infilato e bucato al centro di ogni foglio, come la violazione del testo, come trafitto nell’atto volontario, per sancire un’azione di violenza che sembra non spargere sangue, ma riportare l’allusiva violenza.

#BiennaleArte2019 #MayYouLiveInInterestingTimes

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