Fotografia, Viaggi
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New Zealand/ Cape Reinga

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Salpare per isole che stanno dall’altra parte del globo è quello che si desidera con la mente come un viaggio di non ritorno e questo che sembra che accada quando ci si sposta invertendo il tempo, quando gli altri dormono, percorri strade o spiagge assolate.

Solo il viaggio per raggiungere il luogo diventa una preparazione che trasforma il corpo in un stato di torpore per poi espandere l meraviglia una volta messo piede su una terra che presenta il clima che trovi opposto alla tua partenza.

Lo stato è formato da due isole come se ci fossero due entità separate che ne fanno uno stato singolo; questo è il mistero di stato sdoppiato o riflesso in se stesso.Eppure la gente si sente parte di una unità distante da altre terre e l’altra isola diventa la distanza accettabile per essere parte di un unico pensiero.

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Cook carta, New Zealand

 

Terra e acqua distinta un equilibrio indissolubile e la storia mescola gli eventi separando gli sviluppi che manifesterà. Isolata nell’essere parte di due entità, isolata dal resto di altra terra dove la biodiversità si è chiusa in se stessa rappresentando piante e animali che esistono solo lì. Nel 1642 il primo esplorato europeo che arrivò fu un olandese Abel Tasman che poi diede nomi a dei luoghi che hanno il fascino di essere “luoghi-spaziali”; dove l’uomo deve “accettare” la dimensione minoritaria rispetto allo spazio che vede con i suoi occhi. Lo sguardo diventa limitato perché non conosce il limite finito, si riverbera in infinite lunghezze che hanno si una misura precisa ma che riverberano l’infinito. Viene chiamata come la terra dalle lunghe bianche nuvole come se anch’esse si allungassero lungo le due isole come fili e superfici riflettenti la terra emersa dall’acqua.

 

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Canon FT, 135mm, New Zealand 1992
AGFA Chrome CT100 precisa 100 ISO
Paola Ricci ©Photo

 

Cape Reinga Ninety Mile Beach è suggestivo, perché non c’è fine alla lunghezza che la vista dell’occhio si stende sulla spiaggia di questa sabbia Qui s’incontrano il Mar di Tasmania e l’Oceano Pacifico, creando onde impetuose.

Venire qui è come stare in un luogo sacro perché toccandolo hai la sensazione di toccare l’infinito che si spinge sul mare. Dove due mari diversi s’incrociano con diversi colori.

 

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Canon FT, 135mm, New Zealand 1992
AGFA Chrome CT100 precisa 100 ISO
Paola Ricci ©Photo

 

I maori lo definiscono, il luogo dove gli spiriti saltano e le baie sono viste dall’alto come un salto nel vuoto senza riparo come lanciarsi nel volteggiare nell’aria che si muove in mille direzioni del globo della terra.

Quello che sovrasta sono le scogliere ma quello che si allunga sulla terra è anche il deserto con le sue dune che diventano quasi delle montagne per la loro compattezza e linearità sembra di essere sopraffatti da queste dune immacolate che quando le attraversi perdersi non il desiderio è quello di farne parte.

 

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Canon FT, 135mm, New Zealand 1992
AGFA Chrome CT100 precisa 100 ISO
Paola Ricci ©Photo

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Canon FT, 135mm, New Zealand 1992
AGFA Chrome CT100 precisa 100 ISO
Paola Ricci ©Photo

 

Questo luogo fu scoperto principalmente dai Maori, i veri abitanti delle anime presenti, e poi fu la volta di un navigatore di Kupe che stava inseguendo una balena. Quello che si intende come scoperta di una terra e colui che rendendola nota al mondo intero debba rispettare il luogo come sacro e appartenente a se stesso dove il confine tra terra ed acqua si mescola ogni giorno diversamente.

 

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Canon FT, 135mm, New Zealand 1992
AGFA Chrome CT100 precisa 100 ISO
Paola Ricci ©Photo

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