Il cigno racchiude,con la sua forma, una “grazia” sinuosa e così Parmigianino si attingeva a dipingere la “Madonna dal collo lungo” tra il 1534 e il 1540, per raggiungere …..la “grazia” nell’arte, allungandolo e distorcendolo rispetto alle proporzioni del corpo. Tutto sembrava allungarsi come un protendere del corpo verso l’aspetto che l’osservatore avrebbe catturato nello sguardo reciproco. Ma la “grazia”, il pittore, la raggiunge anche senza compiere queste bizzarrie?
Gli artisti del Manierismo italiano erano sfiduciati dei canoni consacrati e volevano dimostrare che la concezione classica dell’armonia non fosse l’unica possibile; la semplicità porta a mostrare la bellezza, ma ci sono anche altri mezzi meno diretti per raggiungere un interesse diverso. In quel tempo gli artisti volevano raggiungere qualcosa di “innovativo” forse anche ribaltando la “bellezza” stessa o forse possiamo definirli i primi pittori innovati?
La modernità nell’arte è di andare in confini inaspettati, Alberti scriveva nel suo trattato “De Pictura” che dilettarsi nella pittura rende l’uomo “libero” e l’artista conoscendo “i movimenti d’animo conosce i movimenti del corpo”; siamo in un momento storico per cui gli artisti escono dal ruolo di “artigiani” per entrare in un’immersione multidisciplinare di conoscenze. Tutto si proietta lentamente ma senza sosta nella direzione del “libero pensiero”.
Questo distacco mentale che la natura sia l’unico bacino della bellezza da rappresentare permette all’arte una propulsione in avanti sulla concezione di diventare “fine a se stessa”. Quest’artista, nel 1532, fece un dipinto di una bellezza mirabile, non perché non fece delle “bizzarrie”, ma perché diede con la pittura, agli occhi di questa donna, un “tocco” di grande mistero, come lo svolazzare delle piume del pennacchio che era dell’artista stesso; sono i due punti del quadro che parlano da soli e lo spettatore è catturato dalla leggerezza intensa di quegli occhi e come lo spostarsi di quelle piume sul suo petto. Il medaglione che porta sul capo è quello di Pegaso, metafora di iniziazione alla poesia e all’amore.
Il mistero è un’attitudine che pervade nella bellezza; l’artista senza nessun artificio, che aveva sperimentato con l’opera della Madonna col collo lungo, lo raggiunge con i due occhi della “Schiava turca”. Il mistero è di non vedere tutto quello che appare, ma di cercare di “immaginare” quello che si nasconde. Allora quello che questa donna racchiude è quello che si può definire “Atopos”. “L’altro che io amo e che mi affascina, è atopos. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l’Unico…” Roland Barthes.