Archeologia dell’Ingrediente, Cibo
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La patata

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“Il lento ventilatore da soffitto sbucciava l’aria spessa e carica di paura in una spirale senza fine che ricadeva lenta sul pavimento come la pelle di un’infinita patata”. Arundhati Roy

La patata originaria delle Ande cilene,  sbarcò nell’Europa nel XVI, ma le sue qualità alimentari furono scoperte solo nel ‘700. Quando vedo la sua buccia, penso sempre alle lentiggini sulla pelle dei bambini e che si intensificano quando le lavi sotto l’acqua corrente. Questi punti sono chiamati, gemme o “occhi” da cui spuntano i nuovi germogli. Immaginate se fossero veramente occhi potremmo dire che la patata ha “mille occhi” per essere mangiati.

Andes

La pasta della patate appare di diversi colori, dopo essere pelata, giallo per quelle più sode e che tengono la cottura mentre a quelle a pasta bianca sono farinose. La gastronomia italiana ha scoperto la patata solo a metà del XIX secolo.

Gli Incas del Perù, i primi che le hanno piantato, coltivavano piccoli tuberi chiamati papas nella loro lingua quechua. Li essiccavano, anche, ricavandone una bevanda dal leggero tasso alcolico.

Come in Alaska che tributavano canti religiosi e propiziatori prima di catturare i salmoni così la popolazione Incas tributava riti religiosi e su di esse, si basavano per calcolare il tempo (unità di misura: quanto ci vuole per cuocerle) e le superfici agrarie (ancor oggi l’unità di misura fondiaria utilizzata è il topo, pari al terreno necessario a coprire il fabbisogno di patate per una famiglia).

Fino ad ora non si sa come è arrivata la patata sul suolo europeo, dove peraltro dal “Nuovo mondo” giunsero pure mais, fagioli, peperoni e pomodori (questi ultimi appartenenti anch’essi alla famiglia botanica delle Solanacee).

Nel 1565 il tubero giunse in Irlanda per merito dell’ammiraglio John Hawkins (1532 – 1595), corsaro e commerciante di schiavi, che l’avrebbe portata da Santa Fé. In Irlanda, complice una gran carestia, si comincia relativamente presto (1633) a prospettare l’opportunità di utilizzarla per l’alimentazione umana. Una ventina d’anni dopo la patata sbarcò in Inghilterra grazie a sir Francis Drake (1540 – 1596), di professione pirata, che se l’era procurata saccheggiando le navi spagnole lungo la costa cilena e ne fece dono alla regina Elisabetta I (1533 – 1603).

Regina Elisabetta e Francis Drake

In proposito circola però un’altra versione, per la quale il merito andrebbe tutto all’ammiraglio sir Walter Raleigh (1552 – 1618). Un altro bel tipo davvero, anche questo: un aristocratico che è ricordato come scrittore e poeta, ma fu anche navigatore, corsaro, soldato, esploratore e spia.

Quello che racchiude questo tubero sembra una storia di pirati e viaggiatori attraverso terre lontane da noi;  lei racchiude un mistero ancor più semplice  che dopo che una porzione di terra ha dato questi preziosi tuberi occorre piantarli in una terra nuova perché dia altrettante patate buone. Solo cambiando continuamente la terra essa produrrà qualcosa di buono e nutriente. Sembra che occorra che la patata si muova verso  terre diverse e  lontane perché diventi uno degli alimenti maggiormente prodotto sulla nostra terra; viaggiare era il suo destino come forse lo è per l’uomo che per scoprire se stesso, debba andare a mettere radici in altre terre lontane così che  le parti evolvano nel buono e nel nuovo.

Nevado Sajama

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