Arte, Arte & Opere
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Il collage scultoreo / Annette Messager

I dadaisti avevano una disposizione di spirito alla “provocazione”  ?

Come i bambini,  i dadaisti  applicavano quest’atteggiamento provocatorio anche ai loro strumenti?

Hans Arp stava lavorando su un suo disegno e insoddisfatto e forse arrabbiato lo stracciò in tanti pezzi e lì lanciò sul pavimento dello studio che incominciarono a svolazzare. Egli fu incuriosito della casualità e questo fu un elemento avvincente, per la sua creatività e  fu un avvenimento centrale del Dada; distinguersi per la “Casualità.

Dice Jean Arp: “La legge del caso, che racchiude in sé tutte le leggi e resta a noi incomprensibile come la causa prima onde origina la vita, può essere conosciuta soltanto in un completo abbandono all’inconscio. Io affermo che chi segue questa legge creerà la vita vera e propria”.

Annette Messager ricorre il fattore appassionante della provocazione creativa, come un gioco continuo del bambino che sfida il mondo adulto e fa della “casualità” un filo del suo pensiero. Lei mettere insieme gli elementi come un Collage scultoreo  del suo inconscio femminile. Nell’opera Casino, presentato alla Biennale di Venezia, abbiamo il rischio, la sfida, i giochi pericolosi, di oggetti disparati in mezzo ai quali si muove la marionetta, Pinocchio.

Il Pinocchio che oltre a essere il bambino che diventerà adulto è soprattutto la scultura che si anima che diventa viva, un pezzo di legno che si muove autonomamente.

Questo non è forse il desiderio più incarnato per un artista,  creare una scultura che sia viva?

 

Le Pinocchio aux crayons de couleur
Paola Ricci©Photo

 

Il caso, se sta insieme alla volontà, è quello che crea un unico creativo, quello che segna molti momenti importanti in epoche diverse e artisti disparati.

Per esempio, fare un sogno è diverso dal descriverlo e scriverlo su un pezzo di carta?

Oppure, sporcarsi le mani di colore, perché sul tavolo si è rovesciata la pittura, è diverso se poi vuoi passare le mani sulla carta per muoverle invece che metterle sotto l’acqua?

Ecco che “manipolare” è per vedere cosa accade, cosa le mani costruiscono, come il falegname crea Pinocchio.

Hannah Höch a destra della foto

I collage fotografici dell’artista tedesca, Hannah Höch, furono sicuramente i primi che presentarono questa tecnica artistica, e fu lei che creò per prima questo mezzo espressivo; presentò la figura femminile nella sua forza dissacrante e imprevedibile. Il corpo della donna fu fatto di propulsiva e dirompente energia, in un’epoca in cui il maschile sovrastava la produzione e la visibilità nella società. Si aggiungono poi, anche le sue “bambole costruite”, le “ Dada Dollos”, in cui i corpi di bambole sono la trasmigrazione di pensieri onirici, di maschere neganti il corpo, che però enfatizza gli apparati femminili.

Sono feticci estetici di un corpo recriminante di libertà espressiva?

 

Il corpo femminile della Messager non è negato, non è occultato, ma è invece manifestato e la sessualità uterina diventa un’allegoria contenitiva, come lei dice descrive di vasi, che comunicano tra loro. Sono aspetti floreali che vanno a sovrapporsi all’interiorità fisica e palpabile del corpo femminile. Li cita in modo esplicito, scrivendo la parola “insieme” al disegno e così il collage non è di trovare la parola con caratteri stampati, ma è colorata come se si potesse stampare dentro il corpo.

Les utérus fleurissent chez Balthus
Paola Ricci©Photo

Il collage è quindi la metafora della sua costruzione mentale, lei vive nel continuo assemblaggio di se con il resto del mondo, e il mondo è un assemblaggio da cui lei trae la volontà di agire creativamente.

I materiali scelti sono morbidi, non spigolosi, sono tesi e sospesi, rispecchianti l’ambiente che circonda; narrativi di eventi storici o onirici. Elementi diretti della femminilità espressa attraverso il movimento che compie nell’aria, i capelli e le chiome si muovono con lo spostamento dell’aria nello spazio circostante. Oppure un Tutù che meccanicamente si muove, e un ventilatore diventa una parte fusa all’installazione creata nel luogo e non è scindibile dalla forma morbida che le volteggia sopra, cerchio con cerchio, tondo con tondo è il rispecchiamento della forma scultorea dell’installazione che la Messager pone, alla fine della scalinata nell’Accademia di Francia.

Le Tutu Échevelé
Paola Ricci©Photo

Lo stesso vento che ha spostato il drappo rosso dell’Opera Casino alla Biennale di Venezia; l’aria è elemento femminile perché può muovere le capigliature, ma è anche il respiro che ci rende vivi se non entra aria nel corpo, esso muore e Annette supera la barriera della morte con la femminilità dei capelli mossi, del corpo che si riempie. Il vento pervade l’istallazione di Casino, come l’impetuoso segnale di una burrasca, quasi il respiro di un mostro o il battito di un grosso cuore. Questo cuore che batte dentro al corpo femminile, ma nello stesso tempo esce libero dal corpo.

Per l’artista il cuore non è solo muscolo che espande il ritmo della vita, è anche manifestare la simbologia emotiva; posto sulla nuda terra di una della stanza dell’ Accademia di Francia. Il pavimento accoglie e fa da specchio mentale della morbida corda nera, aggrovigliata, nella linearità del simbolo del cuore, diventando la necessità di lasciare sempre il sentimento “amoroso” vivo all’infinito.

Cœur au repos/ Sexe au repos
Paola Ricci©Photo

Cœur au repos/ Sexe au repos
Paola Ricci©Photo

Rete che si aggroviglia tra parole create e tese sulla parete delle stanze del museo, la morbidezza sospesa che galleggia sulla parete dove gli elementi sembrano “incollati” tra loro con sinuosità e colorati materiali morbidi di gioco infantile, s’inframezzano come sculture che lievitano dalla parete delle stanze.

Spaasm / Jalousie/Love, dettaglio
Paola Ricci©Photo

Lei gioca con le parole,  le “incolla” come suoni che sono disegnati dalla rete morbida e nera sulle pareti delle stanze dell’Accademia di Francia. Suono e visione nel gioco infantile di avvolgersi dentro alla scultura sospesa dalla terra. rete in cui ci puoi cadere dentro e perdere la libertà. Non ci si  deve smarrire nella durezza della vita, ma  restare ancorati al gioco morbido infantile del bambino che racchiude ciascun adulto e donna; l’artista femminile riesce a custodire con maggiore creatività  questa libertà, rispetto al modo Maciste che pensa di più a un egocentrismo dispersivo e non a una manifestazione racchiudente.

Jalousie/Love
Paola Ricci ©Photo

Spaasm
Paola Ricci©Photo

L’arte al femminile di Eva Hesse,  fu un’artista anticipatrice di un movimento artistico femminile, però senza appartenere a una posizione politica; fu illuminante per i problemi delle donne, non per una posizione presa, ma solo perché “lei è donna”.  Così nel puntualizzare il suo atteggiamento,  in un’intervista con Cindy Nemser per Art Journal femminile (1970),  ella affermava, “L’eccellenza non ha sesso.” L’opera di Eva Hesse, Untiled or Not Yet del 1966, mostra come gli “oggetti minimalisti” di questa scultura, non siano stati costruiti per un’arte minimale, invece come un sovvertimento “focalizzato”,  sfidando l’accumulazione per autonomia  e per svolgere un processo “diretto” sull’inconscio femminile.

Eva Hesse untitled or not yet,1966

La stessa energia di essere diretta e sfatare i miti di una moda femminile lo troviamo in Annette Messager nei suoi “oggetti” calibrati in una composizione a collage scultorea di humor, ma anche di assurdità graffiante. Viscerale e sessuale nei suoi colori e nella sua palpabilità continua dove gli occhi, anche da distante, compiono la sinestesia di appoggiarsi sulle superfici morbide dei materiali di Annette, cosi camminando lungo la salita a scalini dell’‘Accademia di Francia, l’opera Eux et Nous, Nous et Eux del 2000, permette questo agli occhi.

L’accezione di termine di collage pervade i due significati che ha questa tecnica, quella di sovrapporre elementi diversi “incollati tra loro” e il suo risultato delle opere stesse per metonimia. Quest’ultimo è proprio “attraverso il nome”, scambiando il nome con un altro significato per vicinanza, attuando un “trasferimento di significato”. Questo trasferimento di significato per vicinanza è la parte che manifesta le sculture di Messager.

 

Eux et Nous, Nous et Eux
Paola Ricci©Photo

Toccare e riflettersi nel lento camminare sotto gli animali sospesi, trai fili e appoggiati su piccole piattaforme di specchio. Il burlesco e il morboso degli oggetti morbidi che sono i passati delle vite umane, lasciandosi rispecchiare in questo cammino tra passato e presente; queste anime stanno appese  per rimbalzare volando,  ma  camminandoci sotto con i piedi per terra.

Eux et nous, nous et ex Questo lavoro si compone di 70 animali imbalsamati, degli specchi, dei guanti e delle matite colorate assemblate a forma di croce.

Animali sospesi che spaventano?

Impagliati perché uccisi?

Ci osservano ci scrutano, o siamo noi a guardarli?

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Le Tutu Échevelé
Paola Ricci©Photo

 

I piani sono capovolti attraverso  l’azione dell’artista Messager,  che ti chiede di non collocarti, attraversa la scalinata inclinata che sale verso il fondale dove si  raccoglie il vento. Il vento che muove Le Tutu Échevelé,  il tutù  d’Annette Messager non è più rosa come quello delle bambine, ma nero. Tutù e capigliature fuse in un gioco di rispecchiamento di forme e di funzioni come diceva Gombrich nel testo “A cavallo di un manico di scopa” quando ci illumina parlandoci, della “funzionalità” dell’oggetto.

 

Le Tutu Échevelé
Paola Ricci©Photo

La fontaine aux serpents e La danse des cheveux avec Mercure et topiaires animalières sono i lavori che l’artista ha fatto in occasione della mostra all’Accademia di Francia, lo spazio aperto che è prospiciente all’Accademia; è stato percorso e attraversato lo spazio che divide tra il Mercurio del Giambologna e le siepi dove emergono animali fatti di “bosso” uniti alla siepe come madre generatrice.

La fontaine aux serpents, Paola Ricci©Photo

Su Mercurio è caduta una parrucca e come una magia si muove ondeggiando e posandosi sul suo corpo e se il vento la sospinge sulla sua schiena, forse rimarrà lì fino al prossimo colpo di vento che lo porterà a scivolare dalla mano di Mercurio rivolta verso il giardino come a indicare di muoversi e allontanarsi dall’edificio che ombreggia sul Piazzale.

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Le siepi si animano e spuntano animali aggraziati e statici e inseparabili rispetto a chi li ha generati, non si potranno muovere ma si delizieranno dell’aria che passerà tra le loro forme come anime che verdeggeranno sempre.

La fontana diventa l’abitazione dei nuovi “animali” che come una torta a più strati si arrampicano tra loro aggrovigliati come morbidezze “inquietanti”, ma anche salvifici che emetto acqua e non veleno. Sono serpenti morbidi e con occhi spalancati ci osservano mentre gli giriamo attorno.

 

Les utérus fleurissent chez Balthus
Paola Ricci©Photo

Les utérus fleurissent chez Balthus. Continuando a camminare nel giardino arriviamo a quello che era lo studio di Balthus. Circondati da elementi attaccati alle pareti che sospesi tra loro sono un collage su carta che ricopre il muro dello studio che era un tempo di Balthus (1964). Questi elementi volano tra i colori che si scambiano tra loro rivelando la stessa forma ripetuta e variata dalla morbidezza del colore, dall’acqua e dalla trasparenza delle sovrapposizioni delle tinte diverse.

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Pioggia floreale ?

Farfalle trasformate?

O solo avvicinandosi se ne scopre la vera natura?

Avvicinarsi significa essere in contatto con l’elemento perturbante, che modifica la visione e la percezione; sono uteri che scoppiano di vita e la rilasciano alla parete con la miriade di variazioni cromatiche, cose se ogni donna possa scegliere di che colore essere e quando essere così.

Balthutérus
Paola Ricci©Photo

La parete opposta rispecchia un altro lavoro Balthutérus della Messager realizzato per questa mostra, che proclama: «No God in my uterus».
 Le gambe e le braccia sono collegate alla scritta fatta direttamente sul muro di color rosso chiaramente dove l’utero è ciò che decreta il testo e l’affermazione Balthutérus; questa connessione di animi artistici tra Annette e Balthus non è formale ma corporale è decretare che i corpi dipinti dal artista francese sono corpi vissuti dalla donna artista.

Balthutérus
Paola Ricci©Photo

Sono i silenzi che scorrono tra le mure dell’Accademia di Francia , in una mostra che ha saputo dare ritmo, respiro e gioia mentre ci si muove tra le stanze e  le scalinate, lo sbirciare dalle finestre, arrivare nei spazi esterni, percorre i colonnati e voltarsi verso la grandiosità del Palazzo.

Cura  e silenzio e minimalismo calibrato, senza soffocare la mente, ma allargarla al desiderio di lasciarsi avvolgere dalle opere è ciò che l’arte fa in un momento assetato di immagini, ma qui ci si immerge nelle opere con una cura che occorre preservare e risuonare.

Paola Ricci©Photo

 

 

 

 

 

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"lasciate nel sole questo brillare di stelle, come libere parole donate la luce, accompagnatele dove loro vogliono andare / let the dazzling stars shine, like words, to accompany them wherever they choose to go"

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