Cibo, Ricetta dello Chef
Leave a comment

Il biancore custodito

Soleggiava come iridescenza la manna nel cielo, scendeva a fiotti dagli alberi di frassino, la terra siciliana si ricopriva di biancore, rilanciato nel cielo; gocce che lentamente ricadevano a terra, e nel loro tragitto la luce del sole li colpiva con energia illuminante.

Era fine giugno, primi di luglio e si sarebbero rincontrati lì, a Geraci Siculo, dove stavano preparando la raccolta della manna, mettendo le foglie di agave sotto gli alti alberi. La zuccherina sostanza sarebbe scesa come tanti cannoli sottili e fragili e come steli di biancore si sarebbero mimetizzati nel bosco di Frassino.

 

Sant’Anna, Geraci Siculo

Angela con suoi riccioli ramati stava passeggiando in quel bosco per andare verso la chiesetta di Sant’Anna al Castello. Da li poteva vedere tutto il panorama che circondava il borgo.

La luce accecante di quel giorno la riportava al ricordo del suo viaggio sulla penisola; era partita per cercare documentazioni  sulle tecniche di restauro delle pietre dell’epoca medievale, lei, archeologa e restauratrice, era sempre immersa nella ricerca.

 

Fraxinus

Voleva dimenticarsi del suo destino, quando era stata imprigionata in un incantesimo, da una fata-strega di nome Alba, che la obbligava a diventare, ad ogni tramonto, bianca ed imprigionata in alcuni ingredienti. Angela si ritrovava nella leggerezza della farina, nel sapore del pecorino e nella morbidezza della ricotta. Erano le  tre doti, scelte dalla strega- fata, che aveva visto in Agnese.

 

Paola Ricci@Photo

 

Quando calava la luce e il sole tramontava, allora lei veniva rinchiusa in questi tre ingredienti. L’incantesimo poteva essere sciolto solo col dono di un uomo che gli avrebbe offerto due ingredienti per l’ideare pietanza. Questi ingredienti dovevano avere un colore particolare: il primo  un po’ di biancore trasparente, ma diverso dagli altri e il secondo colore composto dal primo insieme ad un altro  colore.

Angelica, nel suo viaggio, aveva conosciuto Esmeraldo, un chimico dei materiali, che l’aveva aiutata a scoprire quale sostanza occorreva, per pulire a fondo le pietre di epoche medievali, di cui era l’origine della chiesa Sant’Anna del 1242. Però lei spariva ogni sera all’imbrunire, ed Esmeraldo non riusciva più a ritrovarla tra i corridoi delle biblioteche, che percorrevano insieme. Gli aveva solo detto di abitare a Geraci Siculo.

 

Paola Ricci©Photo

Il giorno arrivò, ed Esmeraldo entrò nella città di prima mattina, bussando a tutte le porte del paese chiedendo di Angelica dai capelli ramati, ma pochi la conoscevano. Arrivò che era il pomeriggio inoltrato e non aveva ancora deciso, dove avrebbe pernottato, era ormai nell’ultima strada che poteva percorre e bussò a quella ultima porta.

Stava già andando via, ma la porta si aprì e una luce intensa né uscì fuori insieme a un volteggiare di riccioli rossi. Angela sapeva che mancava poco alla sua trasformazione, ma coraggiosamente lo fece entrare e lui  le donò un cesto, con dentro degli spinaci mondati e delle uova poste sopra un po’ di paglia per non romperle. Esmeraldo gli disse che erano i colori del cibo che più lui amava, il verde dal sapore di terra fresca per gli spinaci e il giallo con il biancore trasparente dell’uovo di densità avvolgente. Poi aggiunse: “Perché non proviamo a unirli alla tua leggerezza al tuo sapore e alla tua morbidezza, per farne un piatto insieme?”

Angela rispose: “ Esmeraldo non ho nessun ingrediente che possa essere così, come li descrivi !”

[Best_Wordpress_Gallery id=”55″ gal_title=”Ravioli spinaci e Ricotta”]

Il sole era ormai calato del tutto e Angelica rimase umana e l’incantesimo finalmente si ruppe, la fata-strega Alba, materializzò sul tavolo la ricotta, la farina e il pecorino e così incominciarono a preparare la loro ricetta, “Ravioli di spinaci e ricotta in un letto di pecorino”.

I colori e i sapori si unirono, dove il verde intenso degli spinaci si mescolava col biancore della ricotta e del pecorino che saporito esaltava la freschezza della verdura e il giallo intenso dell’uovo invadeva come un fiume, il cratere morbido, della farina stesa sul tavolo, dove la pasta sottile accolse il piacere di spinaci e ricotta e pecorino. Poi appena tolti dall’acqua salata, i ravioli furono raccolti tra loro fumanti e ancora ricoperti da coriandoli di pecorino che come sfumature si mescolavano col verde di alcuni grani di pepe verde che si inframezzavano tra uno e l’altro.

Paola Ricci@Photo

Filed under: Cibo, Ricetta dello Chef

by

"lasciate nel sole questo brillare di stelle, come libere parole donate la luce, accompagnatele dove loro vogliono andare / let the dazzling stars shine, like words, to accompany them wherever they choose to go"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *