Editoria, Scrittura
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Charles-Ferdinand Ramuz / La ragazza addormentata. Via del Vento Edizione

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Qualcosa sembra sfuggire in questo testo breve, qualcosa che non si vuole fare catturare, si sente l’intensità dall’inizio alla fine, cosa è che sfugge?

Sfugge all’aspetto fondamentale, che leggerlo una volta sola non basta, è talmente intriso di parole piene e tonde e spigolose, “accoppiate” tra loro in inaspettate sonorità, che occorre leggerlo una seconda volta e forse ancora. Non è la comprensione quello che ci cattura, ma ascoltare il suono delle parole lette, risuonare in pancia e vedere gli eventi del presente arrivare alla mente come infiniti lanci di luce in una notte di San Lorenzo.

Questo è un testo narrativo al limitare della prosa e con la “necessità” di volgersi alla poesia che s’intreccia nella trama del racconto per ogni personaggio femminile presentato.

“La ragazza addormentata” è il racconto iniziale e titola il volumetto di Charles-Ferdinand Ramuz . E’ intriso di sapori e di sbalzi termici, di cose non viste, ma che sono lì a farsi mirare. La donna è la trasposizione di quello che la natura agisce sui “dettagli” corporali. Li frantuma per farli odorare di più, li accomuna nelle forme e nelle linee, per immaginare il paesaggio amplificato.

“E soprattutto si vede come respira, perché c’è un peso che deve sollevare ogni volta che fa entrare l’aria dentro di sé, qualcosa di pesante che le sta davanti, le riempie la camicetta, ricade lentamente, risale, e il suo respiro è come il pendolo del mondo, batte il tempo a tutto ciò che è vivo.” Charles-Ferdinand Ramuz.

 

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Charles-Ferdinand Ramuz

 

Poi nella “Bufera” avviene questo continuo dinamismo tra i piani della natura e quella dell’essere umano che vive e “convive” con l’accadimento della sorpresa dell’inaspettato rumore dell’aria sul corpo che ondeggia. Tutto però si capovolge nell’evento straordinario che è l’evento naturale e le parole ruotano e suonano con la natura e non per la natura; la lingua diventa una necessità di fare vibrare quello che sta accadendo e l’autore ci dona questo spettro ampio del scrosciare d’acqua e vento, come fossimo lì sotto con le nostre orecchie a udire la variazione della parola.

Poi nel racconto “La pazza in abito di follia” c’è l’attesa dell’amato perso; il tutto diventa un ricamo di una tessitura che s’infittisce come un “pizzo” talmente ricco di dettagli e di raccordi tra diverse forme che non si leggono più i soggetti, ma l’intensità del lavoro è la densità delle trame.

 

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Charles-Ferdinand Ramuz
La ragazza addormentata
Edizione Via del Vento

 

Charles-Ferdinand Ramuz abbandona il romanzo esplicativo quello realista flaubertiano per incentrarsi su quello che avviene nel personaggio, quando l’accadimento opera sulla sua natura in quell’istante preciso, elaborando una scrittura con rotture sintattiche che non fu ben vista dai puristi che non comprendevano questo “parlato” che scorre come acqua senza confini e barriere per il piacere dell’ascolto. Arrivando a imputargli di scrivere ”male” facendo apposta; forse questa volontà è l’imperturbabile che attanaglia la passione di una persona che agisce su un’azione artistica, più che il “dovere” di operare la scrittura.

Nella sua cosiddetta “ruvidezza” si manifesta invece il sottile salire di una liricità che coglie di sorpresa il lettore che nella brevità del testo è catapultato nel luogo e può tornare alla sua realtà solamente nel momento che chiude le pagine del volumetto.

 

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Egon Schiele, Ragazza addormentata , matita su carta 1914

 

Il testo critico di Angela Calaprice del volumetto Edizioni Via del  Vento  apre il mondo delle tre protagoniste e alla loro musicalità diversa di esprimere l’Amore, nel suo messaggio che rimane sospeso come i tralci dove i grappoli d’uva matureranno dopo ciascun incontro avvenuto. Lei analizza come il discorso indiretto e diretto realizza lo spessore della scrittura e come i vari punti di vista porta il lettore a spostarsi nel testo. La musicalità non sta solo nell’uso delle parole, ma nella “descrizione” di alcuni oggetti che lo contengono, come il vestito di una delle donne, che con i suoi campanellini diventando un vero e proprio strumento musicale.

 I quattro “intervalli” di composizione  sono sulla vita, oscillano come dice Angela Calaprice tra Eros e Thanatos, attrazione e repulsione, presenza e assenza, assoluto e mistero.

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