Il surplus delle emozioni può essere tradotto in un semplice elemento?
Lacrime, sudore, liquidi biologici sono accomunati alla stessa sensazione?
Padiglione Canada nella 57. Esposizione Internazionale d’Arte ai Giardini a Venezia. Geoffrey Farmer: “It is at once a monument and an anti-monument that memorializes individuals and stories in a gesture of generosity and inclusion”.
A way out of the mirror
was found by the image
that realized its existence
was only…
a stranger completely like myself
—Allen Ginsberg
Lo scheletro della struttura del padiglione sembra la parte salvaguardata perché dalla terra possa essere gettata nell’aria la forza e la leggerezza di un liquido rigenerante che non è solo acqua, è il surrogato di altri emblemi liquidi che sottendono alla vita animale e umana nello specifico.
Il primo Padiglione internazionale permanente del Canada era in mattoni, vetro, legno e acciaio di BBPR hanno la forma a conchiglia nautilus con un pilastro ottagonale affusolato al centro della struttura a supporto delle imponenti travi del tetto a raggiera.
La progettazione del paesaggio circostante al padiglione del Canada è sotto la guida delle architette paesaggiste canadesi, Cornelia Hahn Oberlander, e Bryce Gauthier, su una visione del paesaggio circondante il Padiglione.
I lavori riprenderanno a chiusura della 57. Mostra, riportandolo al suo progetto originale del 1957 e sarà scoperto ufficialmente alla Biennale di Architettura del 2018.
Il padiglione racchiude nell’operazione dell’artista Geoffrey Farmer sugli elementi di abbattimento della costruzione e per la sua rinascita, la collisione con la fuoriuscita di materiale rigenerante. La materia si dispone o è indisposta a crollare, si auto sostiene in equilibri precari con la posizione di oggetti non casuali ma della composizione, nello spazio ormai squarciato.
Apertura lasciata libera di espandersi, come se quello che è distrutto ricorda quello esistito e solo se crei varchi, ne comprendi lo spazio del contenuto e del contenente.
L’architettura di un edificio è fatta dal suo interno che s’interfaccia con l’esterno, ma a volte l’interno non rispecchia l’esterno è la protezione di quello che non va visto, non è deturpato.
Sfregiando le pareti irrompi nell’anima dello spazio, aprendo le pareti fai circolare i liquidi naturali che partono da terra e arrivano anche dal cielo, potersi inserire in questo ciclo che è circolare, fa dell’architettura la dimensione di massima libertà fruibile nel pensiero di appropriazione di uno spazio.
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