Month: Gennaio 2016

Premessa

Le parole sono scritte per poterle vedere nel sentire, dopo averle lette.Esse enunciano nel ritmo, nella posizione, nella metafora, nell’onomatopea e nelle similitudini e nel significato, e poi lo ritroveremo nel disegno. Questo scoprire la parola, svelarla agli occhi, costituisce i mattoni per formare un ponte con l’immagine, e la sua rivelazione nel disegno e nel colore, sciogliendo quel muro che protegge lo stereotipo di forme e disegni e ambientazioni ripetitive presenti nell’immaginario umano. La lettura delle poesie è il primo passo per poi narrare e far risuonare quello che il testo ci spinge a seguire e rinarrarlo a noi stessi in modo da spalancare con forza e gioco il susseguirsi di quelle porte che s’inanellano su quelle infinite stanze che sono poste nella mente di ciascuno.

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Leonardo da Vinci (1452-1519)

Forse si fa prima a dire cosa non ha fatto Leonardo che quello che fece nella sua vita. La sua prima opera fu un disegno ora presente al Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi, di un paesaggio, “Paesaggio col fiume”; l’osservazione della natura e della sua realtà per raggiungere la descrizione autentica del mondo è la caratteristica costante del lavoro di Leonardo. Solo il paesaggio poteva per lui manifestare come l’aria appaia più densa vicino alla terra e più trasparente quando si sale in altezza: «Adunque tu, pittore, quando fai le montagne, fa’ che di colle in colle sempre le bassezze sieno più chiare che le altezze, e quanto vòi fare più lontana l’una dall’altra, fa’ le bassezze più chiare; e quanto più si leverà in alto, più mostrerà la verità della forma e del colore» (manoscritto A, risalente al 1492 circa, foglio 98 recto).

Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901)

“Anche le ombre e le luci hanno le loro caricature; ma le caricature sono sempre di cattivo gusto. Se in quadro la verità delle luci si somma a quella del colore, perdoniamo qualsiasi cosa, almeno sul primo momento. Dimentichiamo tutto: scorrettezze nel disegno, mancanza di espressione, povertà dei caratteri, vizi di composizione; si rimane estasiati, sorpresi, avvinti, affascinati.” Denis  Diderot.

Il desiderio dell’interno II

Il Pantheon si compone di tre parti: il Pronao, l’Avancorpo e la Rotonda, ma il suo elemento fondamentale è il vuoto. Questo si percepisce quando si entra nella magnifica “cella” (naos) il cui diametro, di m. 43,44, è pari all’altezza da terra della cupola emisferica che lo ricopre, illuminato da un oculo centrale di m. 8,92 di diametro. Se immaginassimo di capovolgere questo cono circolare, la cui sommità ha una cupola forata, quello che prima era un riparo, diventa

Il desiderio dell’interno I

La propria grazia, sulla pellicola esterna. Se l’uomo nella caverna si libera della sistematica costrizione che lo blocca nell’osservare la realtà come un’ombra riflessa sulla parete risultato di un oggetto, egli vorrà stare all’interno della Caverna. Questo stare all’interno della caverna sarà l’unica possibilità di porsi su un altro piano della conoscenza delle idee, quello della percezione del corporeo, ma non come Platone